Rabas è una borgata che si trova nel comune di Moiola a metà montagna sul lato “ubai” solitaria nel verde della montagna.
Da sempre la borgata è stata prevalentemente abitata da Bernardi, già presenti in questo luogo a partire dagli inizi del 1600, come risulta in vari archivi. Sino al primo dopoguerra era molto popolata, tanto che a fine ‘800 vi abitavano una quindicina di famiglie, tutte con almeno dieci componenti.
Rabas è presente in varie mappe storiche, la più antica ritrovata risale circa al 1745.
Il nome della borgata nel dizionario occitano “Lou tresor dòu Felibrige” di Frederic Mistral significa “tartufo” oppure “tasso” o ancora “lana di pecora”; un altro significato ci deriva dal nome “Rabast” riportato nella mappa napoleonica del 1807 il quale termine si ritrova nel dizionario occitano come “lutino”e “ugonotto”(protestanti francesi).
Tutto ciò ci deriva analizzando il termine “Rabas” solamente sotto il profilo linguistico occitano, si può trovare però un’altra chiave di lettura legata ai nomi di famiglia: nei registri parrocchiali di Moiola è presente un decesso risalente al 1654 in cui il defunto è indicato come RABASSO Spirito Battista e inoltre nei registri del 1645 della parrocchia di Andonno compare una Maria figlia di Rabasso di Moiola. Questo ci porta a pensare che la borgata possa aver preso il nome dalla famiglia che vi abitava.
Perché un nome così particolare in queste zone? Non è il solo, anche la toponomastica della montagna circostante risulta anomala: compaiono boschi, prati, valloni chiamati COURSIN, GAUDISSART, OUDIN, PEYROLLA, GAIARD, CUNIL, BART, TOMA, CIULET, LAZARIE…..Col tempo si è scoperto che tutti questi possono essere ricondotti a cognomi Valdesi sia del Piemonte che della Provenza.
Cercare l’origine di Rabas è come cercare un pezzo di storia, molte domande sono comparse e molte possibili risposte a queste compongono dei tasselli che man mano vanno unendosi uno dopo l’altro, altri valloni di Moiola presentano toponimi particolari e anche le spiegazioni a questi le si possono trovare nei libri sui Valdesi del Luberon di Gabriel Audisio, nella lista delle famiglie delle valli valdesi di Osvaldo Coisson e in altri libri storici sui Valdesi.
A rafforzare questa teoria si pensi che molte famiglie valdesi di Moiola e Demonte nel ‘400 e ‘500 andarono in Provenza dai Visconti BOLLERI ( Signori di Reillanne, Pays D’Aigues, Demonte, Roccasparvera e Centallo) per coltivare terre ormai abbandonate a seguito della peste e persecuzioni religiose.

Vissero nella pace per tre- quattro generazioni ma nel 1545 ci fu la strage di Merindol, nella quale morirono migliaia di eretici.

Alcuni dei sopravissuti si rifugiarono a Ginevra e Piemonte, altri vennero catturati durante la fuga ma si suppone che qualcuno sia riuscito a tornare in Valle Stura nelle terre dei Bolleri tra Demonte e Roccasparvera. La Valle Stura è comunque sempre stata abitata da eretici (dai Catari del ‘200 ai protestanti di fine ‘500), si pensi che Festiona era chiamata ”la piccola Ginevra” a causa della grande presenza di riformati, è riportato che alcuni di questi eretici durante la visita pastorale di Monsignor Broglia, Vescovo di Torino, del 1594 affermarono di vivere in quel luogo da cinque secoli.

A differenza di questi, altri gruppi sono stati protagonisti di continue migrazioni, che hanno toccato zone limitrofe fino a raggiungere distanze importanti (Svizzera, Calabria..) portando alla creazione di un’ immensa ragnatela di rapporti non solo tra persone umili ma anche con la medio-alta borghesia (notai come i Loche e G.Battista Polloto di Dronero) ed un elevato numero di nobili (le famiglie Bolleri, Mocchia, Anselme, Antioche….).
Altre borgate attuali di Moiola hanno nomi riconducibili a famiglie come FIRET, MAIGRE, L’AMOUR, TEIT de REY, BENECIN e GAYET. Allo stesso modo anche nei comuni di Demonte, Gaiola, Valloriate e Roccasparvera si presenta la stessa situazione ( Demonte: Camino, Carter, Barou, Fiandino, Sibilli, Locca, Broch…; Gaiola: Bedoira, Buo; Roccasparvera: Bandet, Chapin,..; Valloriate: Turin, Donis..)
Facendo seguito a queste teorie, considerando quindi la Valle Stura come valle Valdese si immagini che questa venisse solcata da vari “Barba”. I “Barba” erano come sacerdoti che passavano di casa in casa a predicare la propria religione ed erano chiamati così molto probabilmente in contrapposizione al “Padre” cattolico (“Barba” in dialetto significa zio). In alcuni libri si trova l’annotazione dei “Barba” nelle varie vallate occitane. Nella documentazione si trova il nome di ogni “Barba” presente nelle valli tranne che quello di Valle Stura, che non ci è dato conoscere.

Ogni borgata riserva tesori e sorprese, RABAS ci ha regalato tanta storia, antica e recente. Sta a noi cercarla e offrirla a tutti e per questo che si è voluto rappresentare il “Barba” di Valle Stura, un pezzo di storia dimenticato e purtroppo con pochissimi documenti a riguardo. Esso apparirà in un libro, a metà tra storia e romanzo di prossima pubblicazione. Questo sarà un viaggio nel tempo tra famiglie e borgate scomparse, un piccolo indizio per nuove ricerche storiche sulla valle.